venerdì 15 novembre 2013

RABBIA POST PARTUM

Da quando sono nati i miei figli tante cose sono cambiate: il mondo intero è cambiato e il senso della vita mi si è finalmente palesato in tutta la sua chiarezza.
Il senso del matrimonio invece da qualche tempo mi è sfuggito di mano.
Cosa succede a quelle due persone innamorate e romantiche che montano culle insieme e trasudano nuvole rosa di felicità e aspettativa?
Cosa succede quando poi i figli nascono?

Succede che la mamma non dorme, non mangia, non si lava.
E questo è niente.
Il peggio è che non cucina, non pulisce, non fa il bucato, non fa nuvole rosa.
Fa nuvole grigie, a volte nere. Il fumo esce dalle sue narici come da quelle di un toro di Pamplona ogni volta che qualcuno le chiede di fare qualcosa.
Qualcosa ALTRO, aggiungerei, a parte le duemila cose che già, all'improvviso, si trova a dover fare.
Succede che se i figli sono due,e magari hanno 15 mesi di differenza d'età, le cose da fare sono bastevoli per riempire ore 36 sulle 24 che il buon Dio ci ha messo a disposizione quotidianamente.

Per questo alle volte la mamma si spezza. Prima in due, poi in quattro. Talvolta anche in mille pezzi.
E così la trova il marito, ormai rimasto solo a fare nuvole non più rosa. Sempre più spesso le nuvole si abbassano e diventano una nebbia che lo avvolge e con la quale il malcapitato si nasconde, si eclissa, cade nell'oblio.
Il poverino non sa, non capisce. Si perde. Continua a chiedere quello che ha sempre chiesto. Non si capacita che la sua dolce metà ora non sia in grado di dividersi equamente in TRE META', il che, come il prof di mate insegna, è evento piuttosto raro.
Non vede il limite e non collabora. Anche quando collabora, lo fa solo per non avere grane. Non capisce fino in fondo che cosa sta succedendo. Sa solo che prima poteva, e ora non può più. Prima esisteva, e ora non più. Prima partecipava, e ora non riesce ad inserirsi nel mitologico cerbero, un corpo e tre teste, formato da mamma e figli.

In tutto ciò, la mamma.
La mamma è frantumata. Cerca di rimettere a posto tutti i pezzi che continuano a crollare. Tira qua e là una coperta che è sempre troppo corta.
A un certo punto rivede completamente la lista delle priorità, stabilendo per così dire degli obiettivi minimi: i bimbi devono mangiare, dormire ed essere puliti. Tutto il resto è secondario.
E d'altra parte alle richieste dei bambini, continue, pressanti, sempre urgenti e improrogabili (questa è la loro natura di cuccioli) si uniscono le richieste del papà che chiede conferme, che si aspetta che nulla cambi anche se tutto è cambiato, che, anche se è il migliore degli uomini, non capisce.

In questo turbinio di eventi e pensieri alcune mamme si perdono. Cadono in un buco nero, nelle sabbie mobili del senso di colpa, della sensazione di inadeguatezza, della paura di un futuro troppo grande in cui si sentono annegare.
Altre mamme, come me, cadono in uno stato di perenne incazzatura. Il padre dei loro figli ne è la principale causa e quindi l'obiettivo prescelto degli insulti e delle recriminazioni.
Più la mamma si arrabbia, più il papà si chiude nella sua incomprensione, finchè si arriva al punto in cui lei pensa che lui sia uno stronzo e lui pensa che lei sia una pazza.

Ora, per favore, qualcuno mi dica come si guarisce dalla rabbia post partum.