martedì 31 dicembre 2013

Una fine e un inizio

E così finisce il 2013. In una buia buia buia nottata, ho fatto un bilancio.
E ho scoperto che sono successe tante cose belle.
I bimbi che crescono, vanno all'asilo,imparano a camminare, a parlare, a fare pipì nel vasino.
E il mio amore che cresce cresce cresce a dismisura insieme a loro.
E poi io che esco dal nido e ricomincio a percepire il mondo esterno.
Un nuovo lavoro, un paio di chili in meno (ma c'è TANTISSIMA strada da fare ancora) e la luce alla fine del tunnel.
Alla fine dell'anno sono riuscita perfino a uscire con le amiche da sola, a leggere un paio di libri, a dare un esame all'università.

Poi, sempre nella stessa notte buia, è passato un nuvolone nero carico di litigi, incomprensioni, lavori orrendi che allontanano, bimbi confusi, amori sepolti e scelte sbagliate.
Su questo non voglio fermarmi. Non devo, non posso sedermi lì. Non devo avere paura.
Il 2014 mi deve portare SOLIDITA'. Questo voglio, per me e per la mia famiglia.

venerdì 20 dicembre 2013

poi i mostracci

-Senti R, questa è la mia canzone preferita!

-Anche la mia, mamma!

-Davvero?

-sì, sentivo quando 'spettavo mamma!

-Tu aspettavi la mamma amore? E io dov'ero?

-Nella mi' pancia!

-Ah, ero IO nella TUA pancia?

-Scì!

-E tu ascoltavi questa canzone quando ero nella tua pancia?

-Scì! Poi sono venuti mostracci

Conversazione terminata qui. Segue ballo scatenato della sua canzone preferita

martedì 10 dicembre 2013

sogni e incubi

Sono incinta. Di nuovo.
Tutti siamo contenti, così pare. Io almeno sono serena.
“A me piace Giada” dice.
“No, stavolta decido io. Tu hai deciso Carlotta. Ora decido io: la nostra terza figlia si chiamerà Matilde.”
Sono ormai all'ottavo mese. La data presunta è l'11 aprile.
Il controllo è previsto in un grande stanzone.
Entro insieme ad altre 3 ragazze con il pancione e mi sento bene, mi sento avvantaggiata: so già come funziona. In fondo è il terzo figlio.
Aspetto pazientemente che il dottore visiti le altre due, stese su altrettanti lettini un po' più in là nello stesso stanzone. Il dottore si muove con un codazzo di infermiere e studenti, tutti in camice bianco.
Poi arriva da me. Io dico “sono all'ottavo mese. Aspetto Matilde”
Lui mi visita. Con uno strumento strano, fatto come un lungo cucchiaio, sale su e su, fino a toccare la bimba. E mi guarda. Scuote la testa. “Il feto è morto signora.”

Mi sveglio.