martedì 17 settembre 2013

Qualità della vita- L'Alberta1

L'Alberta è stanca.
Stamattina quando ha sentito il primo uccellino cantare ha pensato: "io ODIO ODIO ODIOOOOO questi salubri raggi solari", come Maga Magò.
Poi ha acceso la radio e, mentre preparava il caffè con un occhio aperto e uno chiuso, ha sentito gli ATTESISSIMI risultati dell'ennesima ricerca di mercato sulla qualità della vita.
Pare che nel nord Italia si stia bene. Pare che da queste parti ci sia ricchezza sufficiente a darci una vita di buona qualità.
Ora, l'Alberta è in generale creatura acida e di strette vedute. Ha generalmente difficoltà ad accostarsi al pensiero positivo. Ha recentemente pensato di iscriversi a un corso di yoga, di comprare un giardino zen, di fare un ciclo di agopuntura.
Tutto ciò per cercare di attenuare un minimo questa sua propensione all'incazzatura.
Però. Però. Però, quando l'ISTAT sputa fuori l'ennesima sentenza sulla qualità della vita, sul famoso mezzo pollo, sulla felicità pro capite, un pò di brontolìo a denti stretti se lo concede.
Qualche domanda sui parametri che vengono usati per valutare la qualità della vita l'Alberta se la fa.
Perchè le mattine in cui si alza da sola, si prepara da sola, esce da sola, fa la spesa da sola, grugnisce ai vicini, litiga con il barista, viene insultata da un autista di autobus che la voleva investire, torna a casa, sempre sola, mangia cibi confezionati, stra lavorati, arricchiti di coloranti ed esaltatori di sapidità, fa un riposino e si alza più stanca di prima, allora non sente di vivere una vita di qualità.
L'Alberta stamattina ha pensato di scrivere una lettera di protesta all'Istat. Questo è molto nel suo stile: perdere tempo a brontolare e fare polemica con qualcuno che non l'ascolterà.
In ogni caso, ha scritto per consigliare di cambiare i parametri di rilevazione.
Perchè i soldi (lei non è ricca ma sta bene) non possono essere l'unico indicatore del benessere di una persona.
Perchè se uno fa un lavoro che lo porta lontano dalla famiglia tutta la settimana, può anche essere che i duemila euro che gli spettano alla fine del mese non lo rendano felice più di tanto. Può darsi in effetti che gli tiri comunque il culo. Può darsi che vivere sempre con l'angoscia del domani e il rimpianto dello ieri (o viceversa) non faccia bene alla qualità dell'oggi. Che, anzi, pensa l'Alberta, è un pò snobbato, come qualcosa che non vale la pena di vivere.
Lei, l'Alberta, che invece per un oggi sereno darebbe tutti i soldi che ha.
Lei che a un certo punto della vita ha fatto un bilancio, una statistica personale sulla qualità della sua vita e ha scoperto, con sorpresa, che i parametri giusti da usare non erano quelli dell'Istat.
Lei che ogni tanto si pente di essere così acida, perchè forse il numero dei sorrisi, degli abbracci, delle risate, delle conversazioni con gli amici, dei caffè bevuti leggendo il giornale, delle passeggiate in centro sotto la pioggia e senza l'ombrello, sono i veri indicatori del benessere.
Con o senza soldi.

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